Pubblicato il nuovo Accordo Stato-Regioni sulla formazione

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 maggio 2025, n° 119, il nuovo Accordo Stato-Regioni sulla formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro (Accordo 59/CSR), approvato il 17 aprile scorso dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome.

Il nuovo testo normativo, finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi in materia di salute e sicurezza, di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, entra in vigore alla stessa data della pubblicazione, quindi il 24 maggio 2025.

Riepiloghiamo di seguito le principali novità introdotte dal nuovo Accordo Stato-Regioni sulla formazione.

 

Come interviene il nuovo Accordo?

  1. Accorpa tutti i precedenti Accordi in vigore che regolavano la formazione (2011 – 2012 – 2016);
  2. Ridefinisce durata, contenuti e periodicità della formazione obbligatoria;
  3. Introduce nuovi obblighi formativi e rinorma le modalità di erogazione della formazione.

 

La formazione obbligatoria per il datore di lavoro

Tra le principali novità, il nuovo Accordo stabilisce che tutti i datori di lavoro, anche senza ruolo di RSPP, dovranno seguire un corso di 16 ore che comprende aspetti normativi e elementi di gestione della sicurezza.

  • Tempo per svolgere questo corso: entro 2 anni dall’entrata in vigore dell’Accordo
  • Aggiornamento: almeno 6 ore ogni 5 anni dalla prima formazione.

 

L’Accordo introduce aggiornamenti anche per i datori di lavoro che svolgono in via diretta la funzione di RSPP.

 

La nuova formazione per i preposti

Il nuovo Accordo:

  • Aumenta la durata del corso di formazione: dalle attuali 8 ore a 12 ore.
  • Aumenta la frequenza dell’aggiornamento obbligatorio: ogni 2 anni(non più entro 5 come nel precedente assetto normativo).
  • Cambia la modalità di erogazione della formazione: la formazione dei preposti, sia iniziale che di aggiornamento, dovrà essere svolta esclusivamente in presenza o in videoconferenza sincrona, escludendo la modalità e-learning.

 

La nuova formazione per i dirigenti e il modulo cantieri

Per i Dirigenti, di qualsiasi tipologia di impresa, il corso si riduce dalle 16 ore a 12 ore. Il corso può essere sempre svolto anche in e-learning.

Il nuovo Accordo introduce il modulo “Cantieri”: un modulo formativo obbligatorio di 6 ore aggiuntivo, che deve essere seguito da:

  • Dirigenti
  • Datori di Lavoro,

di imprese affidatarie nei cantieri temporanei e mobili.

 

La nuova formazione dei lavoratori

L’impianto formativo della formazione dei lavoratori resta per lo più invariato, confermando quanto previsto nell’Accordo Stato regioni 2016 sia per le tre fasce di rischio (basso, medio e alto) che per la possibilità di svolgere la formazione generale e la formazione rischio basso in e-learning.

 

Un nuovo sistema della formazione della sicurezza

L’Accordo si concentra molto inoltre sugli aspetti metodologici, progettuali e organizzativi della formazione in materia di salute e sicurezza.

In breve:

  • Vengono ridefiniti i soggetti erogatori delle attività di formazione.
  • Si riducono i partecipanti massimi ai corsi (da 35 a 30 per la parte teorica, con rapporto istruttore / corsisti per la parte pratica di 1:6).
  • Viene normata la verifica finale dell’apprendimento per tutti i corsi oggetto dell’Accordo, specificandone tipologia (colloquio, test o prova pratica), il numero di domande e le modalità di redazione e archiviazione del verbale.
  • Vengono introdotti corsi di aggiornamento periodici per tutte le figure, con durate minime specifiche per alcuni ruoli come gli addetti a carriponte o macchine agricole, da completare entro 12 mesi dall’entrata in vigore.
  • Per quanto riguarda le metodologie didattiche, vengono ufficialmente riconosciute la videoconferenza e la modalità mista (aula/videoconferenza) che vanno ad affiancare l’e-learning e l’aula.

 

Per maggiori informazioni, contatta gli esperti ISAQ Consulting allo 0573 308142 o scrivendo a info@isaqconsulting.it

 

WEBINAR 21/05/2025 | Il Nuovo Accordo Stato-Regioni sulla Formazione

La  Conferenza Stato-Regioni ha approvato l’Accordo relativo alla formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Il nuovo Accordo sostituisce integralmente gli accordi precedenti e apporta importanti cambiamenti alla formazione obbligatoria in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

 

In particolare:

  1. È stato introdotto l’obbligo formativo per il datore di lavoro, anche qualora non svolga direttamente il ruolo di RSPP;
  2. Sono stati rivisiti durata, contenuti minimi e modalità della formazione per tutti i soggetti per i quali è previsto l’obbligo formativo;
  3. Sono state definite le modalità di verifica finale di apprendimento obbligatoria.

 

Per approfondire e valutare l’impatto di queste novità sulle nostre imprese, abbiamo organizzato per mercoledì 21 maggio dalle 14:30 alle 17:00, un seminario online gratuito con i nostri esperti.

Sarà un’importante occasione per fare chiarezza insieme e apprendere informazioni utili per la conformità di lavoratori e datori di lavoro relativamente ai più recenti obblighi formativi.

 

Iscriviti al seminario compilando il modulo al link seguente:

https://forms.office.com/e/1udELgGsPv  

 

Webinar Nuovo Accordo Stato-Regioni sulla Formazione

Piscine a uso pubblico: come preparale alla nuova stagione

In vista della prossima apertura della stagione estiva, è utile ricordare come gestire correttamente le piscine a uso pubblico e/o collettivo, elencando che cosa è necessario e che cosa è vietato fare.

 

Normativa di riferimento

La normativa che disciplina i requisiti delle piscine a uso natatorio è di ambito regionale. Nel caso della Toscana, il testo di riferimento è il Regolamento 54/R/2015, che non si applica alle piscine destinate ad usi speciali collocate all’interno di una struttura di cura, di riabilitazione, di estetica, termale, la cui disciplina è definita da una normativa specifica

 

Riempimento e svuotamento delle piscine

  • È vietato utilizzare l’acquedotto per il riempimento delle piscine, salvo possibile deroga del gestore per le strutture pubbliche o aperte al pubblico o per uso collettivo;
  • Lo svuotamento completo della vasca può non avvenire con periodicità annuale, ma triennale, a condizione che vengano rispettati determinati requisiti;
  • Questa modifica è stata introdotta per favorire il risparmio idrico, tenendo conto dei cambiamenti climatici e dei progressi tecnologici nel monitoraggio della qualità dell’acqua.

 

Requisiti per lo svuotamento triennale delle piscine

Per poter usufruire dello svuotamento triennale, è necessario garantire:

  • L’utilizzo di sistemi di copertura adeguati durante il periodo di chiusura.
  • La pulizia regolare del fondo e delle pareti della vasca.
  • La sanificazione periodica dell’area di battente.
  • La limitazione dell’uso di disinfettanti contenenti acido isocianurico.

 

Controlli obbligatori sull’acqua

I controlli sull’acqua devono seguire le frequenze minime stabilite dall’allegato B del regolamento, in conformità con le procedure di valutazione dei rischi e il piano di autocontrollo.

Per gli impianti ad apertura stagionale, è obbligatorio un controllo di tutti i parametri igienici almeno 15 giorni prima dell’apertura.

 

Se ho una piscina privata cosa devo fare?

È vietato riempire la piscina privata non aperta al pubblico  con acqua dell’acquedotto pubblico.

Gli utenti interessati possono utilizzare acqua proveniente da pozzi/sorgenti (rivolgendosi alla Regione) o rifornirsi con autobotti (di cui si deve mantenere fattura di acquisito e/o documento di trasporto).

 

Contatta i nostri esperti

Per maggiori informazioni e assistenza, gli esperti ISAQ Consulting sono a disposizione delle imprese associate. Contattali allo 0573 099925 oppure scrivendo a info@isaqconsulting.it

L’importanza della verifica delle tarature dei frigoriferi per la sicurezza alimentare

La sicurezza alimentare è una priorità assoluta per qualsiasi attività che manipola, conserva o serve alimenti. Un elemento cruciale per garantire la sicurezza degli alimenti è il controllo accurato della temperatura, in particolare all’interno dei frigoriferi.

La verifica regolare delle tarature dei frigoriferi è essenziale per assicurarsi che questi dispositivi funzionino correttamente e mantengano le temperature adeguate per la conservazione degli alimenti.

 

Perché è importante la verifica delle tarature dei frigoriferi

  • Prevenzione della crescita batterica: I batteri patogeni si moltiplicano rapidamente a temperature comprese tra 10°C e 60°C, la cosiddetta “zona di pericolo”. Un frigorifero con una taratura errata potrebbe non mantenere temperature sufficientemente basse, consentendo la proliferazione batterica e aumentando il rischio di intossicazioni alimentari.
  • Mantenimento della qualità degli alimenti: Temperature di conservazione adeguate sono fondamentali per preservare la freschezza, il sapore e la consistenza degli alimenti. Una taratura imprecisa può causare il deterioramento precoce degli alimenti, con conseguente spreco e perdite economiche.
  • Conformità alle normative: Le normative sulla sicurezza alimentare richiedono che le attività del settore alimentare monitorino e controllino le temperature di conservazione degli alimenti. La verifica delle tarature dei frigoriferi è un elemento chiave per dimostrare la conformità a tali normative.
  • Protezione della salute dei consumatori: Garantire che i frigoriferi funzionino correttamente è un modo per proteggere la salute dei consumatori, prevenendo malattie di origine alimentare.

 

Come verificare le tarature dei frigoriferi

Il corretto controllo della taratura dei frigoriferi può essere riassunto nei seguenti elementi chiave:

  • Termometri certificati: Utilizzare termometri certificati e calibrati per misurare la temperatura all’interno del frigorifero.
  • Controllo periodico: Effettuare controlli periodici delle temperature, registrando i risultati per tenere traccia delle variazioni.
  • Manutenzione regolare: Effettuare la manutenzione regolare dei frigoriferi, inclusa la pulizia delle serpentine e la verifica delle guarnizioni delle porte, per garantire un funzionamento efficiente.

 

Affidati agli esperti ISAQ Consulting

Gli esperti ISAQ Consulting dispongono di termometri certificati per effettuare la verifica delle apparecchiature frigorifere, che deve essere effettuata annualmente.

Per maggiori informazioni e per assistenza, contatta il tuo consulente ISAQ Consulting di fiducia oppure chiamaci allo 0573 3081142 o scrivici a info@isaqconsulting.it 

L’abbattimento della temperatura dei prodotti alimentari

Con l’avvicinarsi dell’estate e il prossimo aumento delle temperature, è utile approfondire le modalità di abbattimento della temperatura per i prodotti alimentari ovvero come mantenere correttamente la catena del freddo, al fine di garantire la salute e la sicurezza dei consumatori.

 

Abbattimento termico: riferimenti normativi

Il Regolamento 852/2004/CE e il Regolamento 853/2004/CE in materia di sicurezza ed igiene alimentare indicano le modalità di utilizzo dell’abbattitore termico, in particolare il Regolamento 852/2004/CE riporta all’Allegato II Cap. IX  punto 6: 

“Se i prodotti alimentari devono essere conservati o serviti a bassa temperatura, è necessario raffreddarli il più rapidamente possibile, al termine del trattamento termico, o dell’ultima fase di preparazione se non è applicato un trattamento termico, ad una temperatura che non provochi rischi per la salute.” 

 

Gestione del pesce crudo: riferimenti normativi

Con la circolare n.10 del 1992 (Direttive e raccomandazioni in merito alla presenza di larve di Anisakis nel pesce), il Ministero della Salute italiano stabilisce che, gli esercizi che trattano e somministrano sushi e pesce crudo, devono conservarlo ad una temperatura inferiore a -20° per un periodo continuativo minimo di 24 ore per debellare l’anisakis, parassita presente nei pesci e dannoso per l’uomo.

Qualunque tipologia di prodotto ittico destinato al consumo crudo o quasi crudo deve essere sottoposto a trattamento di bonifica preventiva conformemente alle prescrizioni del Regolamento (CE) 853/04, allegato III, sezione VIII, capitolo 3, lettera D, punto 3.

 

Prevenzione dei parassiti nei prodotti della pesca

Gli operatori del settore alimentare che immettono sul mercato i seguenti prodotti della pesca derivati da pesci pinnati o molluschi cefalopodi:

  1. a) i prodotti della pesca che vanno consumati crudi o praticamente crudi; oppure
  2. b) i prodotti della pesca marinati, salati e qualunque altro prodotto della pesca trattato,

se il trattamento praticato non garantisce l’uccisione del parassita vivo, devono assicurarsi che il materiale crudo o il prodotto finito siano sottoposti ad un trattamento di congelamento che uccide i parassiti vivi potenzialmente rischiosi per la salute dei consumatori.

Per i parassiti diversi dai trematodi il congelamento deve consistere in un abbassamento della temperatura in ogni parte della massa del prodotto fino ad almeno:

  1. a) – 20 °C, per almeno 24 ore; oppure
  2. b) – 35 °C, per almeno 15 ore.

Con la Nota Ministero della Salute prot. 4379-P del 17-02-2011 sono stati definiti dei chiarimenti concernenti alcuni aspetti applicativi del Regolamento (CE) 853/2002, in materia di vendita e somministrazione di preparazioni gastronomiche contenenti prodotti della pesca destinati ad essere consumati crudi o in praticamente crudi.

 

Abbattimento termico dei prodotti ittici

Quindi, per la somministrazione di prodotti ittici, può essere effettuato:

  • Abbattimento in loco;
  • Uso di prodotti alimentari già abbattuti termicamente.

In entrambi i casi la somministrazione di questi alimenti deve essere controllata e regolata tramite le schede di autocontrollo, secondo le normative relative ai protocolli HACCP.

Nel manuale di autocontrollo aziendale oltre alle procedure di processo produttivo, dev’essere inserita una procedura corretta per l’utilizzo dell’abbattitore, accompagnata dalle relative istruzioni sul tempo impiegato dal prodotto per raggiungere la temperatura di congelamento.

 

Gestione sicura della catena del freddo

Nel D.Lgs. 27 gennaio 1992, n. 110 si definiscono i criteri che l’azienda alimentare deve seguire  in materia di alimenti surgelati destinati all’alimentazione umana.

Nell’articolo 4 si definisce che la temperatura degli alimenti surgelati deve essere mantenuta in tutti i punti del prodotto ad un valore pari o inferiore a – 18.

Sono tuttavia tollerate:

  1. durante il trasporto, brevi fluttuazioni verso l’alto non superiori a 3°C della temperatura del prodotto
  1. durante la distribuzione locale e negli armadi e nei banchi frigoriferi per la vendita al consumatore fluttuazioni verso l’alto non superiori a 3°C della temperatura del prodotto.

Nel Regolamento (CE) N. 852/2004 Allegato II capitolo IX Requisiti applicabili ai prodotti alimentari si definisce quanto segue:

  • Le materie prime, gli ingredienti, i prodotti intermedi e quelli finiti, in grado di consentire la crescita di microrganismi patogeni o la formazione di tossine non devono essere conservati a temperature che potrebbero comportare rischi per la salute. La catena del freddo non deve essere interrotta. È tuttavia permesso derogare al controllo della temperatura per periodi limitati, qualora ciò sia necessario per motivi di praticità durante la preparazione, il trasporto, l’immagazzinamento, l’esposizione e la fornitura, purché ciò non comporti un rischio per la salute. Gli stabilimenti per la fabbricazione, la manipolazione e il condizionamento di alimenti trasformati devono disporre di locali adeguati, sufficientemente ampi per consentire il magazzinaggio separato delle materie prime e dei prodotti trasformati e di uno spazio refrigerato separato sufficiente.
  • Se i prodotti alimentari devono essere conservati o serviti a bassa temperatura, è necessario raffreddarli il più rapidamente possibile, al termine del trattamento termico, o dell’ultima fase di preparazione se non è applicato un trattamento termico, ad una temperatura che non provochi rischi per la salute.
  • Lo scongelamento dei prodotti alimentari deve essere effettuato in modo tale da ridurre al minimo il rischio di proliferazione di microrganismi patogeni o la formazione di tossine. Nel corso dello scongelamento, gli alimenti devono essere sottoposti a temperature che non comportino rischi per la salute. Qualora il liquido proveniente dal processo di scongelamento possa costituire un rischio per la salute, esso deve essere adeguatamente allontanato. Dopo lo scongelamento, gli alimenti devono essere manipolati in maniera tale da ridurre al minimo il rischio di proliferazione di microrganismi patogeni o la formazione di tossine.

In caso di produzione di alimenti surgelati destinati alla vendita al consumatore finale, si ricorda la necessità di implementare la SCIA per poter effettuare tale attività e di dovere aggiornare anche la planimetria dei locali in cui sarà indicata la posizione dell’abbattitore da utilizzare esclusivamente al congelamento dei prodotti alimentari destinati al confezionamento e vendita

 

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Il Piano nazionale d’azione per il radon

Il Piano nazionale d’azione per il radon 2023-2032 è stato adottato con il Dpcm 11 gennaio 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 febbraio 2024, n° 43, come previsto dal D.Lgs. 31 luglio 2010 n° 101 in recepimento della cosiddetta Direttiva Euratom.

L’obiettivo del Piano è prevenire i rischi per la salute umana derivanti dall’esposizione al radon, attraverso strategie volte alla misurazione, alla prevenzione e alla limitazione dell’esposizione della popolazione.

 

Che cos’è il radon e dove si trova

Il radon è un gas radioattivo derivante dal decadimento dell’uranio che proviene dal suolo, dai materiali da costruzione e dall’acqua e può trovarsi nell’aria in quantità variabile. Essendo molto diffuso nella crosta terrestre, rappresenta la maggior fonte di rischio da esposizione a radiazioni ionizzanti di origine naturale.

Eccessive concentrazioni in ambienti chiusi aumentano il rischio di tumore polmonare; il rischio varia in base sia al livello di concentrazione in aria sia al tempo trascorso in ambienti con presenza di questo gas.

 

Il Piano nazionale d’azione per il radon 2023-2032 in sintesi

Il Piano individua, in particolare:

  1. a) le strategie, i criteri e le modalità di intervento per prevenire e ridurre i rischi di lungo termine dovuti all’esposizione al radon nelle abitazioni, negli edifici pubblici e nei luoghi di lavoro, anche di nuova costruzione, per qualsiasi fonte di radon, sia essa il suolo, i materiali da costruzione o l’acqua;
  2. b) i criteri per la classificazione delle zone in cui si prevede che la concentrazione di radon come media annua superi il livello di riferimento nazionale in un numero significativo di edifici;
  3. c) le regole tecniche e i criteri di realizzazione di misure per prevenire l’ingresso del radon negli edifici di nuova costruzione nonché degli interventi di ristrutturazione su edifici esistenti che coinvolgono l’attacco a terra;
  4. d) gli indicatori di efficacia delle azioni pianificate.

 

Le azioni di previste dal Piano nazionale per il radon 2023-2032

Di rilievo è la parte terza del Piano che delinea le azioni e gli assi per prevenire, limitare o rimuovere i rischi dovuti all’esposizione al radon.

Tra essi sono ricompresi:

  • Esecuzione di indagini sulle concentrazioni di radon in ambienti chiusi o concentrazioni di gas radon nel suolo al fine di stimare la distribuzione delle concentrazioni di radon in ambienti chiusi, per la gestione dei dati di misurazione e per la determinazione di altri parametri pertinenti (quali suolo e tipi di roccia, permeabilità e contenuto di radio della roccia o del suolo).
  • Classificazione delle aree prioritarie e determinazione di altri parametri che possano essere utilizzati come indicatori specifici di situazioni caratterizzate da un’esposizione al radon potenzialmente elevata.
  • Identificazione delle tipologie di luoghi di lavoro ed edifici pubblici, ad esempio scuole, luoghi di lavoro sotterranei e luoghi di lavoro o edifici pubblici ubicati in determinate zone in cui sono necessarie misurazioni della concentrazione di radon sulla base di una valutazione del rischio, tenendo conto, ad esempio, delle ore di occupazione.
  • Identificazione delle tipologie di attività lavorative per le quali i lavoratori effettuano prestazioni in uno o più luoghi di lavoro, gestiti anche da terzi, la cui esposizione cumulativa al radon può comportare un rischio che non può essere trascurato dal punto di vista della radioprotezione;
  • Determinazione di livelli di riferimento per le abitazioni e i luoghi di lavoro. Se del caso, determinazione di diversi livelli di riferimento per i diversi usi degli edifici (abitazioni, edifici pubblici, luoghi di lavoro) e per gli edifici esistenti e nuovi.
  • Assegnazione di responsabilità (governative e non governative), meccanismi di coordinamento e risorse disponibili per la messa in atto del Piano d’azione nazionale radon.
  • Strategie per la riduzione dell’esposizione al radon nelle abitazioni.
  • Strategie volte a facilitare interventi di risanamento dopo la costruzione.
  • Strategia, compresi i metodi e gli strumenti, per prevenire l’ingresso del radon nei nuovi edifici, inclusa l’identificazione di materiali da costruzione con esalazione di radon significativa.
  • Strategia per la comunicazione finalizzata a sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica e a informare i responsabili delle decisioni a livello locale, i datori di lavoro e i dipendenti in merito ai rischi del radon, anche associati al consumo di tabacco.
  • Orientamenti riguardanti i metodi e gli strumenti per le misurazioni e gli interventi correttivi.
  • Orientamenti per la qualificazione dei servizi di dosimetria e degli esperti in interventi di risanamento da radon.
  • Sostegno alle indagini finalizzate al rilevamento del radon e agli interventi di risanamento, soprattutto per quanto concerne le abitazioni private con concentrazioni di radon estremamente elevate.

Il Piano nazionale d’azione per il radon sarà aggiornato con cadenza almeno decennale.

 

Il rischio radon negli ambienti di lavoro

Per concludere, è utile ricordare che il radon è un gas impercettibile dai sensi umani, in quanto inodore e incolore; dunque sono necessari appositi strumenti e personale qualificato per il rilevamento.  È importante misurarne la presenza affidandosi a professionisti, soprattutto qualora si vive o si operi in una zona a rischio.

L’attuale normativa di riferimento sul radon è il D.Lgs. 101/2020 che stabilisce norme di sicurezza al fine di proteggere le persone dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti e contiene le disposizioni relative all’esposizione del radon nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni.

La soglia di riferimento di concentrazione di radon (LdR) è stabilita dall’art. 12 del D.Lgs. 101/2020 e consiste in:

  • 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro;
  • 300 Bq/m3 per le abitazioni costruite antecedentemente al 31 dicembre 2024;
  • 200 Bq/m3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024.

L’art. 244 del D.Lgs. 101/2020 ha modificato il c. 3 dell’art. 180 del D.Lgs. 81/08, rendendo obbligatorio per il datore di lavoro includere nel DVR la valutazione del rischio di esposizione al radon.

Per maggiori informazioni, contatta i nostri esperti di salute e sicurezza sul lavoro allo 0573 308142 oppure chiedi al tuo consulente ISAQ Consulting di fiducia.

UNI 159:2024: la prima prassi di riferimento per il lavoro inclusivo delle persone con disabilità

La prassi di riferimento UNI 159:2024 Lavoro inclusivo delle persone con disabilità – Indirizzi operativi definisce degli indirizzi operativi in ordine all’attuazione di politiche inclusive di lavoro per le persone con disabilità nelle organizzazioni.

Il documento, elaborato dal Tavolo “Lavoro inclusivo nelle imprese lombarde” condotto da UNI, sottolinea già dalle sue primissime righe come l’argomento trattato sia “una delle grandi sfide culturali che oggi la società moderna, le Nazioni e il mercato del lavoro si stanno trovando ad affrontare”. La prassi presentata è strutturata per essere applicata alle organizzazioni di qualunque tipologia, dalle piccole fino alle medie e grandi dimensioni.

 

La UNI/PdR 159/2004 in tre punti

La UNI/PdR 159:2024, “Lavoro inclusivo delle persone con disabilità – Indirizzi operativi”:

  1. Politiche inclusive: Definisce le politiche che le organizzazioni dovrebbero adottare per creare ambienti di lavoro inclusivi. Tra queste, l’adeguamento delle postazioni di lavoro, l’eliminazione delle barriere architettoniche e digitali, la collaborazione con enti territoriali per l’inserimento lavorativo.
  2. Azioni e monitoraggio: Delinea le azioni specifiche che le organizzazioni dovrebbero pianificare e attuare, come la gestione flessibile degli orari di lavoro e la presenza di un piano strategico di inclusione. Inoltre, è prevista una check-list per monitorare e valutare l’applicazione delle politiche inclusive.
  3. Valore dell’inclusione: Sottolinea come l’inclusione delle persone con disabilità non sia solo un obbligo etico, ma un valore aggiunto che migliora la produttività generale dell’organizzazione, valorizzando le competenze e le diversità individuali.

 

Perché adottare la UNI/PdR 159/2004?

Adottare la UNI/PdR 159:2024 nella propria organizzazione non soltanto contribuisce a creare una società più equa e inclusiva ma offre numerosi vantaggi, in quanto rappresenta un investimento in termini di Responsabilità Sociale d’Impresa con comprovate ricadute positive. Ecco i principali:

  • Miglioramento dell’Employer Branding: Le imprese che promuovono l’inclusione sono percepite come più etiche e socialmente responsabili. Migliorando la loro reputazione, sono attrattività sul mercato del lavoro.
  • Attrazione di talenti: Un ambiente di lavoro inclusivo attrae una gamma più ampia di candidati, offrendo all’impresa la possibilità di acquisire collaboratori con competenze ed esperienze uniche e diversificate, e arricchendo così il capitale umano dell’azienda.
  • Aumento della produttività: Valorizzare le competenze delle persone con disabilità può portare a un miglioramento della produttività generale, grazie alla diversità di prospettive e alle soluzioni innovative che queste persone possono offrire.
  • Incentivi economici: Le imprese che adottano la UNI/PdR 159:2024 possono beneficiare di supporti finanziari e incentivi economici, sulla base di bandi specifici.
  • Ambiente di lavoro migliore: Un ambiente di lavoro inclusivo migliora il clima aziendale, riducendo il turnover e aumentando la soddisfazione dei dipendenti.
  • Conformità normativa: Aderire a questa prassi di riferimento aiuta le aziende a essere conformi alle normative vigenti in materia di inclusione e diritti delle persone con disabilità.

 

Implementare politiche inclusive in azienda richiede un approccio strategico e ben pianificato.

I nostri esperti sono a disposizione per accompagnare la tua impresa nell’adozione della UNI/PdR 159:2024. Contattaci allo 0573 308142 oppure chiedi al tuo consulente ISAQ Consulting di fiducia.

Sicurezza delle Piattaforme di Lavoro Elevabili (PLE)

Il Ministero del Lavoro ha recentemente emesso la circolare esplicativa n. 7 del 12 settembre 2024, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza nell’utilizzo delle Piattaforme di Lavoro Elevabili (PLE). Il documento è stato pubblicato in risposta all’aumento degli incidenti sul lavoro legati all’impiego di queste attrezzature, richiamando i principali obblighi previsti dal D.Lgs. 81/2008, noto come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro.

 

Indicazioni per la progettazione e costruzione delle PLE

Una delle raccomandazioni principali è rivolta ai produttori di PLE, i quali devono assicurarsi che le macchine rispettino i più alti standard di sicurezza durante la progettazione e costruzione.

In particolare, devono garantire che le PLE soddisfino i requisiti stabiliti dalle norme armonizzate applicabili, al fine di ridurre i rischi durante l’uso.

 

Obblighi per gli utilizzatori delle PLE

Gli utilizzatori delle PLE devono rispettare rigorosamente le indicazioni fornite dal fabbricante nelle istruzioni d’uso. In particolare, queste includono:

  • Limiti d’uso: le PLE devono essere utilizzate solo entro i limiti stabiliti dal produttore.
  • Controlli e manutenzione: è obbligatorio eseguire periodicamente controlli e interventi di manutenzione, registrando ogni operazione nell’apposito registro di controllo.

 

Verifiche periodiche e controlli non distruttivi

Soggetti Pubblici e Privati abilitati alle verifiche periodiche (come ASL, ARPA, INAIL) devono prestare particolare attenzione allo stato di conservazione delle PLE. La circolare sottolinea l’importanza di considerare non solo l’età della macchina, ma anche il suo stato di manutenzione e la presenza di usura sui componenti chiave.

In alcuni casi, potrebbe essere necessario sospendere la verifica e procedere con controlli non distruttivi per esaminare l’integrità dei componenti più sollecitati.

 

Controlli da parte degli Organi di Vigilanza

Gli Organi di Vigilanza come ASL e INL hanno il compito di verificare che le PLE siano sottoposte a regolari controlli e che tutte le operazioni di manutenzione siano state annotate nel registro. Il mancato rispetto di queste indicazioni può portare alla sospensione dell’uso delle attrezzature fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

 

Per maggiori informazioni, contatta i nostri esperti di salute e sicurezza sul lavoro allo 0573 308142 oppure chiedi al tuo consulente ISAQ Consulting di fiducia.

Sostenibilità e parità di genere. Le opportunità delle certificazioni per le PMI

Le piccole e medie imprese che implementano e certificano sistemi di gestione per la sostenibilità ambientale e la parità di genere possono beneficiare di numerosi vantaggi. Queste certificazioni non solo migliorano l’immagine aziendale, ma facilitano anche l’accesso a finanziamenti, agevolazioni e bandi pubblici. Le PMI certificate sono spesso preferite nei processi di selezione per bandi e gare d’appalto, poiché dimostrano un impegno concreto verso pratiche sostenibili e inclusive.

 

Sostenibilità ambientale: i vantaggi della certificazione UNI EN ISO 14001:2025 per le PMI

La certificazione ambientale UNI EN ISO 14001:2025 attesta che un’azienda ha implementato un sistema di gestione ambientale efficace, riducendo l’impatto ambientale delle proprie attività. Questo può tradursi in una maggiore efficienza operativa, riduzione dei costi e miglioramento della reputazione aziendale.

Le aziende certificate possono dimostrare ai clienti e agli stakeholder il loro impegno verso la sostenibilità, aumentando così la fiducia e la fedeltà del cliente. Inoltre, molte amministrazioni pubbliche e organizzazioni richiedono questa certificazione come requisito per partecipare a bandi e gare d’appalto. Un esempio su tutti sono i bandi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che premiano le aziende con certificazioni ambientali con punteggi aggiuntivi, facilitando l’accesso ai fondi.

Nel caso specifico della Regione Toscana, sono numerosi i casi di bandi e contributi che hanno facilitato e facilitano le imprese con certificazioni di sostenibilità ambientale. Tra questi, i contributi del Programma regionale FSE+ 2021-2027 per la Transizione Digitale ed Ecologica, e il recente bando PR FESR 2021-2027 azione 1.3.2. “Sovvenzioni per l’abbattimento degli interessi e delle commissioni di garanzia su finanziamenti di importo fino a 50 mila euro”, che prevede una specifica linea di sovvenzioni per progetti “green”.

 

Parità di genere: i vantaggi della certificazione UNI/PDR 125 per le PMI

La certificazione di un sistema di gestione della parità di genere UNI/PDR 125, invece, dimostra l’impegno dell’azienda nel promuovere l’uguaglianza di genere e creare un ambiente di lavoro inclusivo.

Questa certificazione prevede l’adozione di specifici indicatori di performance (KPI) in sei aree di valutazione, tra cui cultura e strategia, governance, processi, risorse umane, opportunità di crescita e inclusione delle donne, equità remunerativa e tutela della genitorialità.

Le aziende certificate possono accedere a contributi e agevolazioni specifiche, oltre a ottenere punteggi più alti nei bandi pubblici. Ad esempio, la Regione Lombardia offre contributi significativi alle PMI per coprire i costi di certificazione e migliorare la loro competitività; la Regione Puglia ha lanciato bandi che premiano le aziende con certificazioni di parità di genere, facilitando l’accesso ai finanziamenti. La Regione Toscana ha lanciato negli ultimi anni vari bandi a sostegno delle imprese che hanno deciso di implementare sistemi di gestione certificati UNI/PDR 125, nell’ambito del Programma regionale FSE 2014-2020 e del PNRR.

 

Altri vantaggi per le PMI delle certificazioni di sostenibilità ambientale e di parità di genere

Oltre ai vantaggi diretti in termini di accesso a finanziamenti e agevolazioni, le certificazioni di sostenibilità ambientale e di parità di genere possono anche migliorare la competitività delle PMI sul mercato. Le aziende certificate sono percepite come più responsabili e affidabili, attirando così nuovi clienti e partner commerciali. Inoltre, l’adozione di pratiche sostenibili e inclusive può portare a un miglioramento del clima aziendale, aumentando la soddisfazione e la produttività dei dipendenti.

In sintesi, le certificazioni di sostenibilità ambientale e di parità di genere rappresentano un investimento strategico per le PMI, migliorando la loro competitività e facilitando l’accesso a opportunità di finanziamento e agevolazioni. Le aziende che scelgono di certificarsi dimostrano un impegno concreto verso la sostenibilità e l’inclusione, ottenendo così un vantaggio competitivo significativo nel mercato odierno.

Per maggiori informazioni, contatta i nostri esperti di salute e sicurezza sul lavoro allo 0573 308142 oppure chiedi al tuo consulente ISAQ Consulting di fiducia.

Finanza sostenibile: metodologie, informazioni e indicatori ambientali

La regolamentazione sulla finanza sostenibile ha introdotto obblighi informativi tanto estesi e complessi da richiedere un solido quadro di supporto tecnico per la loro implementazione. Questo supporto è essenziale per aiutare imprese e investitori a comprendere a fondo i contenuti e le modalità per generare le informazioni ambientali necessarie in conformità con i nuovi standard.

Il Documento Tecnico di ISPRA La sfida ambientale per la finanza sostenibile: metodologie, informazioni e indicatori ambientali nasce con l’obiettivo di fornire uno strumento operativo che offre supporto metodologico e orientamento nella rendicontazione della sostenibilità ambientale. Questo strumento è progettato per essere in linea con i nuovi standard europei, garantendo così che i dati prodotti siano affidabili e comparabili.

Il Documento Tecnico è stato creato per facilitare il processo di autovalutazione dei portatori di interesse. Esso assicura un approccio metodologico uniforme e scientificamente validato, che incrementa la trasparenza e l’affidabilità dei dati raccolti. Questo è fondamentale per migliorare la comparabilità delle informazioni ambientali tra diverse organizzazioni, promuovendo una maggiore coerenza nel reporting della sostenibilità.

 

Scarica il documento tecnico:

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/documenti-tecnici/finanza-sostenibile

 

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